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Scarymad 2022: Il nostro racconto di Halloween è tornato.

“Buongiorno zia Linda”, disse Dora stropicciandosi gli occhi ancora intorpiditi dalla notte appena trascorsa.

“Buongiorno piccola cara”, rispose la zia senza voltarsi, affaccendata com’era nel preparare la colazione.

“Dov’è Armido?“, chiese la bambina non potendo fare a meno di notare che suo fratello non era né in camera da letto né in sala da pranzo.

“Oh piccola cara”, esclamò zia Linda con fare rassicurante, “Questa mattina ci ha fatto visita il signor Brunod, il medico della tua cara zia, e non ha potuto ignorare la brutta tosse del tuo fratellino, così ha deciso di portarlo con sé nel suo studio per provare a porvi rimedio. Non temere, Armido sarà presto di ritorno”.

Mentre Dora mangiava il pane ancora caldo di forno con la marmellata di mirtilli della zia, un gattino irrequieto le si strofinava contro le caviglie, desideroso di attenzioni. Di tanto in tanto Dora gli porgeva alcune briciole di pane, che lui però rifiutava puntualmente. Sembrava in effetti più interessato a lei che non al cibo. Passò la mattina, poi il pomeriggio, ed infine venne di nuovo la sera, ma Armido non tornava: Dora iniziava a preoccuparsi per il suo piccolo fratellino.

“Cara zia”, chiese d’improvviso mentre l’aiutava a preparare la tavola, “Perché Armido non torna?”

“Oh piccola, non devi preoccuparti, Armido è nelle buone mani del signor Brunod, lui sa cosa fare!”

“Ma non dovrebbero essere già tornati a quest’ora? Ormai si è fatto tardi e fuori è tutto buio!”. Dora vide il volto della zia cambiare improvvisamente, e rughe scure e profonde formarsi attorno ai suoi occhi. Non hai nulla da temere per il tuo piccolo fratellino!” esclamò zia Linda senza riuscire a trattenere il fastidio per le continue richieste di quella piccola bambina insolente.

Dora si alzò dal tavolo spazientita, determinata più che mai a capire che fine avesse fatto Armido: “Non me ne starò qui ad aspettare, rivoglio indietro mio fratello, subito!”.

Nella sala da pranzo calò un silenzio inquietante, persino le fiammelle delle lanterne per un attimo parvero affievolirsi, come intimorite.

“Facciamo così” disse zia Linda con voce rassicurante, “Se il tuo fratellino non torna presto chiameremo il signor Brunod. Prima però bevi un po’ della mia tisana della sera, ti farà subito stare più tranquilla”. Zia linda si voltò verso il paiolo nel camino e afferrò il grande mestolo di legno, pronta a versare un po’ della sua brodaglia nel calice della bambina.

“Non voglio bere il tuo stupido intruglio!”, esclamò Dora perdendo completamente la pazienza.

Zia Linda l’afferrò per un braccio: “Stammi a sentire ragazzina, tu non andrai da nessuna parte senza il mio permesso, e adesso bevi la mia tisana senza fare altre storie!”.

Dora si divincolò con forza dalla morsa della zia e corse giù per le scale, ritrovandosi in un battibaleno davanti al grande portone d’ingresso, seguita come sempre da quel gattino fedele. Spalancò il portone e uscì nel piazzale desolato: davanti a lei una distesa infinita di campi di grano, illuminati da una grande luna piena, bianca come il latte. Si voltò e vide la vecchia zia trasformarsi, come se improvvisamente un demone si fosse impossessato di lei. I suoi occhi diventarono tutti gialli, luminosi come piccole lune. La strega si scagliò giù per la scalinata di legno come mai avrebbe potuto fare un’anziana signora fragile come zia Linda. Dora iniziò a correre per sfuggirle, immergendosi tra gli steli di grano, graffiandosi le braccia e il volto. Poteva sentire il fruscio del grano agitato dalla strega, che gridava nel buio: “Doooooora, piccola bambina insolente, non riuscirai a fuggire!”. Ripeteva quella frase come una formula magica, e la sua voce era così profonda e malvagia da oscurare la luce della luna.

Dora e gatto

Dora corse così tanto che le sembrò di svenire, soltanto il terrore le muoveva ancora le gambe, mentre quel gattino fedele ancora le stava dietro, correndo insieme a lei. Corse a lungo, tanto da sentire la voce del demone sempre più lontana, e finalmente poté fermarsi per riprendere fiato.

“Dora, piccola mia”, sentì sussurrare non lontano tra il grano.

“Dora, avvicinati!”.

Quel sussurro calmo e rassicurante le giungeva da un luogo vicino.Chi poteva conoscere il suo nome, di chi era quella voce che si nascondeva tra i campi? Rimanendo accucciata per nascondersi dalla strega, Dora cercò l’origine di quel sussurro.

“Dora, piccola mia”, quella voce era sempre più vicina, “Vieni qui”.

Così Dora e il suo piccolo gatto, girovagando tra gli steli di grano, si ritrovarono al cospetto di uno spaventapasseri vecchio e rinsecchito, con uno sguardo che però, al contrario di quel corpicino esile, custodiva ancora la fiamma della vita.

“Sei tu che mi parli?” chiese Dora allo spaventapasseri.

“Sì sono io”, disse lo spaventapasseri muovendo piano la sua bocca di paglia, “Sono Osvaldo, il tuo caro vecchio zio!”.

Dora non credeva alle sue orecchie: cosa stava succedendo? Zio Osvaldo era morto, così le avevano detto mamma e papà.

“So che mi credevi morto”, disse lo spaventapasseri come leggendole nella mente, “è questo che quel demone ha fatto credere ai tuoi genitori dopo avermi intrappolato. Non devi pensare che zia Linda sia davvero una strega: lei è sua prigioniera, proprio come me, proprio come il tuo piccolo gatto e mille altri oggetti di quella casa maledetta. Anche tu Dora sei in pericolo: se quella strega ti guarda negli occhi e ti soffia nelle narici il suo fiato nefasto, in un attimo ti intrappola per sempre! È così che sono diventato suo prigioniero”.

“È per questo che adesso sei uno spaventapasseri rinsecchito?”

“Sì”, disse zio Osvaldo colmo di amarezza, “questo è successo anche al tuo piccolo fratellino, che la strega ha trasformato in un gatto mentre tu dormivi! Questa notte ho visto i lampi dei suoi occhi illuminare le finestre della casa. Quei lampi sono la luce dei suoi incantesimi, sono potentissimi e violenti, e trasformano le persone più care che abbiamo in cose, oppure animali”.

Dora abbassò lo sguardo verso il gattino che ancora le gironzolava tra i piedi: “Armido, sei tu?”.

La bestiola balzò sulle zampette e si appoggiò contro le sue gambe: era proprio il suo fratellino!

spaventapasseri

“Se vuoi metterti in salvo e salvare tutti noi dovrai liberare zia Linda da quel demone”.

“Ma come posso riuscirci?”, chiese Dora in preda allo sconforto e alla paura;

“Dovrai scacciarlo via rovesciandogli addosso la sua pozione, quella che fa bere alle sue vittime prima di intrappolarle. La tiene in caldo nel grande paiolo di rame appeso nel camino. Soltanto così potrai porre fine a questo incubo”.

La vita di zio Osvaldo e quella di Armido dipendevano dal suo coraggio: non c’era più tempo da perdere. “Liberaci”, le chiese di nuovo zio Osvaldo colmo di speranza, “Liberaci tutti da quella strega”.

Dora si voltò verso i campi, la luna era grande e luminosa: non sembrava più un pianeta lontano, ma un disegno nel cielo, un faro da seguire. Doveva tornare nella vecchia casa e raggiungere il paiolo di rame senza che la strega si accorgesse di lei: passare dalla porta sul retro le sembrava il modo migliore per riuscirci.

pentola magica
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