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L’importanza delle tasse: una nostra riflessione.

La tassa sugli imballaggi di plastica non riciclabile, o se preferite gli inglesismi, la plastic tax, sarà in vigore a partire da gennaio 2021.

Si è parlato tanto del Recovery Fund, delle dinamiche tra i vari Stati dell’Unione europea e della nostra posizione sullo scacchiere internazionale. Poi è arrivata la buona notizia: l’Italia riceverà circa 208 miliardi di euro, dei quali 81 (più o meno..) a fondo perduto e 127 in prestito. Questi fondi serviranno per rilanciare il Paese dopo il covid, permettendo di finanziare progetti che spazieranno su molti fronti.

La plastic tax, inserita nel progetto Next Generation EU, ha come duplice scopo quello di recuperare fondi per l’Unione e quello di limitare l’utilizzo di imballaggi di plastica non riciclabile, i maggiori responsabili dell’inquinamento globale. Perciò, non occupandoci né di giornalismo né di commento politico, di tutti i punti del piano per il rilancio europeo intendiamo riflettere proprio su questo. Sì perché la plastic tax ha già sollevato molte polemiche, e come spesso accade, molti interpreti del dibattito pubblico hanno puntano immediatamente il dito contro l’ennesima tassa.

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Dichiararsi green non basta, lo sappiamo. Le parole che spesso sentiamo, e che noi stessi pronunciamo riguardo il tema della sostenibilità, devono tradursi in complesse manovre per rinnovare l’industria, per permetterle di diventare via via sempre più sostenibile.

Ed è proprio questa la parte difficile: la trasformazione dell’emergenza ambientale in progetti politici e della società civile che promuovano un cambiamento tangibile.

L’obiettivo a lungo termine è proprio questo: sostenere una produzione ed un consumo responsabile e sostenibile.

Abbiamo appena iniziato il cammino per raggiungerlo, e su questo percorso, fatto anche di rinunce e di scelte critiche, vi saranno molti punti sui quali si solleverà il classico polverone.

Già perché ci sarà sempre qualcuno pronto a strumentalizzare l’una o l’altra decisione, dimenticandosi di gettare lo sguardo un po’ più in là, oltre i suoi interessi, per il bene di tutti.

Quello che intendiamo dire è che la plastic tax, che certamente tra le altre cose avrà un effetto impattante sul nostro mercato – visto che l’indotto degli imballaggi di plastica muove circa 30 miliardi di euro l’anno nel nostro Paese – ci sembra una tassa giusta. 

In altre parole: da qualche parte bisognerà pur cominciare.

Dal dibattito pubblico emerge spesso la volontà di un cambiamento in fatto di politiche ambientali, e pagare più caro un prodotto confezionato con plastica non riciclabile potrebbe essere un disincentivo utile.

Su chi ricadranno poi questi costi, se sul consumatore finale oppure sul produttore, lo capiremo meglio nel 2021. Ciò che già sappiamo è che la plastic tax prevede un complesso meccanismo per evitare di colpire le fasce meno abbienti della popolazione. Ma a prescindere da quali saranno le metodologie con le quali la tassa verrà applicata, ci sembra corretto riconoscerle le nobili intenzioni. Continuare ad alimentare l’idea che sulle poltrone dei palazzi dove si prendono le decisioni importanti, sieda una cricca di malintenzionati pronti a spillarci denaro è deprimente.

Certo, è corretto analizzare quelle decisioni ed essere critici, ma essere distruttivi non porta a nulla di buono.

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Il progetto europeo è un progetto dal respiro internazionale, ed è complesso ed ambizioso, e per fare in modo che si realizzi nella sua forma migliore occorre anche fiducia nelle istituzioni.

Le tasse sono con molta probabilità il tema più strumentalizzato dal dibattito politico di scarsa qualità, quel dibattito che parla alla pancia, e che volutamente ignora la complessità delle cose.

Se è vero che il pensiero più immediato, quello che prende forma nella nostra pancia è: così la mia spesa sarà più cara, è anche vero che bisognerà pur cominciare ad evitare di comprare prodotti imballati con plastica non riciclabile.

C’è chi lo fa già di sua spontanea volontà, senza bisogno di una tassa che lo inviti a farlo, e poi c’è chi ha bisogno di un incentivo (per quanto proviamo ad essere sostenibili anche noi siamo tra questi).

Grazie alle tasse il nostro denaro viene investito per la collettività, per i servizi dei quali godiamo, per l’istruzione e la sanità, per l’arte e la cultura. Le tasse che per anni tutti noi cittadini europei abbiamo versato, oggi ci permettono di risollevarci dopo il covid. Non male come investimento no?

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