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Storia del quartiere di Milano che oggi non fa più paura.

Il 2019 è l’anno di nascita di NoLo, acronimo di North of Loreto, ovvero il quartiere di Milano compreso tra via Padova, viale Monza, viale Brianza e la ferrovia.

L’operazione di rebranding di quest’area della città, termina -o comincia- con l’approvazione da parte del Consiglio comunale dell’emendamento del Piano di Governo del territorio, con il quale sono stati ribattezzati alcuni quartieri della città (leggi di più su milanotoday).

A parlare di NoLo dunque, non saranno più soltanto i giovani del quartiere -che già da diverso tempo lo chiamano così-, ma anche i documenti ufficiali del comune, che da quest’anno riporteranno proprio questo termine per indicare questa zona di Milano.

Al di là delle parole però, dentro quelle case e per le vie di quel quartiere ci sono le persone che lo abitano.

Migranti prevalentemente dal Sud Italia a partire dagli anni ‘60, poi più tardi latinoamericani, nordafricani; insomma tanti tra quelli che si allontanavano da situazioni difficili per trovare un lavoro e una casa, si stabilirono proprio qui a NoLo.

Per anni non sono mancate situazioni difficili: degrado, microcriminalità e tensioni sociali date dall’incredibile melting pot culturale e dalla condizione di emarginazione nella quale spesso i quartieri popolari si trovano a vivere.

Non era insolito dunque sentir parlare molto male di via Padova e  delle zone limitrofe, e per molti anni l’abitudine a tenersi lontani da questi posti non veniva nemmeno nascosta.

Un quartiere difficile dunque, in cui faticavano a trovare spazio parole come “integrazione” e “solidarietà”.

Lentamente però le cose sono cambiate, e queste vie piene di colori e di profumi poco familiari per i milanesi, hanno iniziato ad attirare moltissimi giovani -e non solo- in cerca di una sistemazione a basso costo vicina ai punti nevralgici di Milano.

Le nuove generazioni hanno iniziato ad affacciarsi su queste strade con meno timore, con la curiosità di vivere un’esperienza autentica di condivisione con “l’altro”, dando vita ad un processo di integrazione culturale esemplare.

La trasformazione è ancora in atto, e tra una macelleria araba, una sartoria dei cinesi, ed una pizzeria egiziana, iniziano a nascere le realtà più disparate, che contribuiscono a far vivere questo quartiere ed a rafforzarne l’identità.

Così RadioNolo trasmette un radiogiornale -il GiorNolo-, il CorNolo unisce persone con la voglia di cantare, PhotoNolo si occupa di fotografia, il NoLo Social District organizza colazioni in strada per tutti quelli che hanno voglia di vivere il quartiere e di farlo crescere.

Per l’aperitivo si va da Zia Barbara, oppure al Ghe Pensi Mi, oppure ancora al NoLoSo, locale di riferimento per la comunità gay friendly (leggete di più sull’articolo di milanocittastato). 

Dopo l’aperitivo si va al cinema, più precisamente al Beltrade, dov’è possibile godere di pellicole difficilmente reperibili in altri cinema, rigorosamente in lingua originale e provenienti da ogni angolo del mondo.

Insomma, NoLo è vivo e brulicante di artisti, designer, musicisti, studenti, sarti, macellai, panettieri, negozi di kebap, e di tutto quello che si può trovare in un quartiere colorato e davvero multietnico.

Non bisogna però dimenticare che l’anima di questo quartiere è la diversità culturale, che per anni è stata una delle cause principali dell’emarginazione subita dai suoi abitanti, che oggi si trovano a condividere le strade e le abitudini con persone nuove, in cerca di un futuro e di un’identità.

Proprio loro infatti, rischiano di doversi nuovamente allontanare dalle loro case, per via dell’innalzamento dei prezzi che le nuove tendenze potrebbero scatenare.

Un equilibrio delicato dunque quello di NoLo, un posto che ora non fa più così paura, e che ci auguriamo possa rimanere se stesso dando spazio a tutti, pur cambiando e facendo tendenza.

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