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Netflix punta sulla gamification con un trucco piuttosto banale.

Kaleidoscope è la serie tv a tema grandi rapine creata da Eric Garcia disponibile su Netflix dal 1° gennaio. Con questa serie Netflix punta di nuovo sulla gamification, come aveva fatto tempo fa con Bandersnatch o con gli episodi interattivi di Bare Grylls.

Tra i nomi degli executive producers spicca quello di Ridley Scott, regista di alcune pietre miliari del cinema hollywoodiano come Blade Runner e Il Gladiatore. 

Ti daremo la nostra opinione sulla serie in fondo a questo blog post, perciò resta con noi fino alla fine! Prima però vogliamo concentrarci sugli aspetti più interessanti per noi di Supermad, ovvero l’evoluzione delle piattaforme, la loro comunicazione, le strategie e il cambiamento dei loro prodotti.

KALEIDOSCOPE PUNTA TUTTO SULLA GAMIFICATION.

La serie di Erica Garcia consta di 8 episodi più una brevissima clip introduttiva che spiega il funzionamento del gioco. Lo spettatore, infatti, viene stimolato dalla modalità di visione proposta, più che dalla storia in sé. L’idea è molto semplice: sarà lo spettatore a decide in quale ordine guardare gli episodi, tenendo preferibilmente per ultimo l’episodio bianco, ovvero il gran finale.

Kaleidoscope scena serie

IL TRUCCO È PIUTTOSTO BANALE.

Ogni episodio è preceduto da una frase che funge da premessa temporale, come, ad esempio: 24 ore prima del colpo10 anni prima del colpo ecc. Questo espediente è il trucco alla base del gioco. Una sorta di proprietà commutativa in salsa serie tv: cambiando l’ordine degli episodi il risultato non cambia. A nostro avviso si tratta di un tentativo di gamification piuttosto elementare, che non propone nulla di soddisfacente come, ad esempio, finali multipli in base alle scelte dello spettatore. Di fatto il pubblico può soltanto guardare gli episodi in ordine sparso, divertendosi (per quanto possibile), ad unire i puntini durante la visione.

PERCHÉ LA GAMIFICATION.

L’epoca d’oro delle serie tv è ormai lontana. I tempi in cui i produttori si lanciavano in produzioni mastodontiche, proponendo allo spettatore decine e decine di ore di visione, sono finiti. Alcune opere sono diventate iconiche, come, ad esempio, Breaking Bad o Game of Thrones. Oggi però sembra esserci sempre meno spazio per questo genere di creazioni, e il pubblico è meno disposto a dedicare così tante ore ad una serie tv. Per questo motivo le serie si sono accorciate diventando sempre più spesso mini serie.

Per quanto riguarda Netflix è evidente che i suoi successi più recenti siano appunto mini serie, basti pensare a La regina degli scacchi o Inventing Anna.

Con Kaleidoscope, Netflix aggiunge un elemento interattivo alle mini serie, per stimolare ulteriormente il pubblico e svecchiare la piattaforma. Il business di Netflix, infatti, è strettamente legato alle ore di visione, e la gamification è uno strumento utile per incuriosire il pubblico.

Kaleidoscope scena serie

QUALITÀ O QUANTITÀ?

Abbiamo più volte criticato il modello di business di Netflix che, a nostro avviso, è visibilmente impegnata a sfornare una marea di prodotti senza badare più di tanto alla loro qualità. Kaleidoscope ci sembra un esempio piuttosto lampante di tutto questo. Attraverso un processo di gamification banale (e per nulla soddisfacente), la piattaforma prova a incuriosire il pubblico e a lanciare una nuova tendenza. Si tratta a nostro avviso di una fase di esplorazione, alla ricerca di una rinnovata epoca d’oro delle serie tv. Staremo a vedere. Ovviamente non mancheranno le critiche!

A proposito di critiche…

KALEIDOSCOPE CI È PIACIUTA OPPURE NO?

Decisamente no! Senza troppi giri di parole Kaleidoscope è un prodotto scadente, dozzinale, che sfrutta espedienti inverosimili per imbastire nel corso degli episodi una rapina improbabile. Inutilmente patetica, con protagonisti deboli e incoerenti, il cui background viene somministrato allo spettatore in modo frettoloso e a tratti grottesco.

La somiglianza di Peter Mark Kendall (Stan Loomis) con Jack Quaid (Hughie Campbell) di The Boys ci ha fatto sorridere. A nostro avviso si tratta di un tentativo piuttosto goffo di costruire un personaggio basandosi su un modello di successo preesistente.

Sono innumerevoli i difetti, le mancanze, le approssimazioni e gli espedienti sgangherati di questa serie tv. È davvero difficile individuare qualcosa di positivo.

Più che un gioco basato sull’ordine di visione degli episodi, la nostra proposta di gamification per Kaleidoscope potrebbe essere più o meno questa: Riesci a guardare tutta la serie senza pensare che sia una gran perdita di tempo?

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