La nostra opinione sulla miniserie originale Netflix dedicata al caso Anna Sorokin.
Inventing Anna è una miniserie originale Netflix che narra la rocambolesca vicenda di Anna Sorokin. La storia si basa su fatti realmente accaduti. All’epoca dei fatti il caso Anna Sorokin è stato al centro dell’attenzione dei media americani, tanto da diventare un caso mediatico e giuridico di portata internazionale.
Chi è Anna Sorokin?
Si tratta di una giovane donna russa che tra il 2013 e il 2017 ha finto di essere una ricca ereditiera per entrare a far parte dell’alta società newyorkese, presentandosi a tutti come Anna Delvey. La vicenda è molto interessante e ti invitiamo ad approfondirla sulla pagina Wikipedia dedicata ad Anna Sorokin.
Inventing Anna porta la prestigiosa firma di Shonda Rhimes, creatrice di Grey’s Anatomy. Si tratta di nove episodi che svelano passo dopo passo l’intricata vicenda della Sorokin, passando dai personaggi fondamentali che l’hanno vissuta, dall’evoluzione stessa di Anna e dall’avventura giornalistica di Vivian Kent, che ha documentato con zelo il caso portandolo alla ribalta. Come sempre ti invitiamo a guardare la serie prima di leggere le nostre opinioni, che certamente contengono qualche piccolo spoiler.
Com’è Inventing Anna?
Dal nostro punto di vista Inventing Anna non brilla particolarmente sul piano stilistico, che anzi abbonda di scelte piuttosto discutibili. Spesso sullo schermo compaiono le anteprime del feed Instagram di Anna o degli altri protagonisti, che si susseguono con effetto pop-up con tanto di cuoricini che scorrono verso l’alto. Oppure ancora molto spesso lo schermo viene diviso per contenere più situazioni contemporaneamente e dare ritmo alla vicenda, con effetti di transizione che rendono piuttosto scolastico il risultato. Non mancano poi le numerose scene panoramiche sulla vicenda, che abbracciano i personaggi nei loro snodi evolutivi, provando a restituire allo spettatore la summa dei loro stati d’animo. Questo genere di scelta risulta piuttosto ridondante e anacronistica, specialmente in una serie che dura più di nove ore, e che avrebbe dunque tutto il tempo di raccontarsi senza bisogno di espedienti riassuntivi. I personaggi sono piuttosto stereotipati, e per quanto siano coerenti con la vicenda, non brillano particolarmente per caratterizzazione (fatta eccezione per Anna, che invece risulta un personaggio originale e ben costruito).
Tuttavia, nonostante gli espedienti stilistici non particolarmente di nostro gradimento, Inventing Anna riesce ad intrattenere e incuriosire per molte ore, e fornisce interessanti spunti di riflessione.
L’ossessione e la disperazione con cui Anna insegue il sogno americano e la sua maniacale attenzione al self branding, ci ricordano ovviamente le abitudini più tossiche del nostro presente. Anna è disposta a tutto pur di ottenere notorietà e prestigio, e sceglie la via della truffa per farlo. La sua però, sembra quasi una scelta obbligata: Anna detesta l’idea di essere mediocre, e ambisce unicamente alla fama ed al successo. Queste sono le uniche ragioni che la animano, l’unica spinta alla vita per una giovane donna totalmente accecata dalla volontà di essere ricca e influente. La sua folle e criminosa corsa per raggiungere l’élite newyorkese sa di disperazione e solitudine, e riflette sentimenti oggi molto diffusi.
L’invidia sociale, la paura di essere mediocri e il desiderio di notorietà sono (in misura variabile), presenti in ognuno di noi. Questi sentimenti influenzano le nostre decisioni, le nostre relazioni, e da loro dipendono gran parte delle nostre ansie e delle nostre frustrazioni. La vicenda di Anna ci ricorda quanto sia importante riconoscerli e tenersene alla larga.
Inventing Anna riesce, a prescindere dal suo stile, a raccontare una storia attuale, invitando a riflettere sulle piccole grandi ossessioni che ci possiedono, e che guidano il nostro ego verso scelte che non fanno altro che provocare dolore e frustrazione.