Come il vinile e lo streaming digitale possono coesistere.
La musica è comunicazione, è un linguaggio universale che ci permette di propagare vibrazioni in ogni angolo del mondo. Che la si ascolti da un paio di cuffie a bordo di un treno rumoroso, o da una comoda poltrona davanti ad un caminetto acceso e ad un giradischi, la musica ci sa emozionare, motivare, far riflettere o ballare. Ma è proprio vero che il supporto da cui ascoltiamo la nostra musica non influenza le sensazioni che proviamo durante l’ascolto? Se così fosse, sarebbe difficile motivare l’incredibile aumento delle vendite di vinili degli ultimi anni.
Cosa spinge dunque oggi milioni di persone ad acquistare vinili, al di là della semplice nostalgia?
Crediamo che uno dei motivi più significativi di questo grande ritorno, sia la potenza del gesto rituale del “mettere su un disco”. Le piattaforme di streaming musicale hanno rivoluzionato il modo di ascoltare musica, offrendoci la possibilità di passare con un click (o più spesso con un tap) dal nostro album preferito ad una qualsiasi playlist per fare jogging, oppure per cucinare. Quello che non ci danno però, è la gratificazione di sfilare il disco dalla sua copertina, maneggiarlo con cura, ed infine appoggiarvici sopra la puntina, assaporando l’inimitabile fruscio che produce prima di incontrare i solchi della prima traccia. Possiamo dunque navigare in un universo vastissimo fatto di artisti, dei loro album, playlist e podcast; possiamo godercela, oppure sentirci spaesati. Con un giradischi ed un buon vinile invece, viviamo un’esperienza d’ascolto che reputiamo autentica, intima, perché porta con se la potenza del rituale. Rituale che a dire il vero non inizia quando si mette su il disco, ma molto prima: alla fiera, oppure al mercatino dei dischi usati a cui siamo andati per cercare qualcosa di buono da far suonare al nostro giradischi, incontrando persone e socializzando, prima di tutto. Sarebbe un grosso sbaglio però pensare al mercato del vinile come ad un qualcosa fatto di copertine vecchie e polverose che contengono dischi altrettanto vecchi e polverosi, comprati alla bancarella di quell’uomo anziano vestito in modo bizzarro.
Il mercato del vinile infatti è un mercato potente ed in grande crescita. Secondo wired, il 2018 potrebbe essere il tredicesimo anno consecutivo con il segno più per il vinile. Solo in Italia durante il 2017 sono stati venduti più di 13 milioni di dischi, ed il trend è in crescita. Ad oggi infatti il mercato del vinile sembra molto più in salute rispetto a quello dei cd, ed ha contribuito in modo significativo, ovviamente insieme all’enorme contributo dei servizi di streaming musicale, alla chiusura dell’ultimo stabilimento di produzione di compact disc (Sony) degli Stati Uniti.
Inutile nasconderlo dunque, il vero game changer è il mercato dello streaming digitale, ma il vinile ha giocato un ruolo molto importante per la decisione presa da Sony riguardo la chiusura del suo stabilimento di produzione di cd di Terre Haute, e di aprirne un altro che, guarda caso, stamperà vinili. Non solo nostalgia e mercatini dell’usato dunque, ma numeri importanti ci fanno capire che l’epoca del vinile in fondo, non è mai finita. Curioso dunque come per stare al passo coi tempi occorra fare un salto indietro nel tempo: procurarsi un giradischi, qualche buon vinile ed iniziare ad ascoltare la musica in un modo tutto nuovo, o tutto antico.
Viviamo in un’epoca affascinante, dove streaming digitale e vinili possono coesistere per permetterci di vivere la musica in modo funzionale al contesto.
Non scordatevi dunque il vostro smartphone e le vostre cuffie, perché la mattina, sul quel treno rumoroso, vi serviranno (a meno che ogni tanto non vi venga voglia di fare due chiacchiere col vicino). Quando tornate a casa la sera però, lasciate perdere smartphone e cuffiette. Rilassatevi, sfilate dalla copertina il vostro disco preferito, e godetevi quel fruscio che diventa musica. Noi facciamo così, e anche se non abbiamo un caminetto, suona benissimo lo stesso!