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Chi vince davvero?

Negli ultimi mesi l’intelligenza artificiale è diventata la rockstar del momento. Genera testi, immagini, siti web e persino loghi in pochi secondi.

Una rivoluzione? Sicuramente.

Una minaccia? Forse.

Una sostituta? No, grazie.

In Supermad siamo curiosi per natura e in questi giorni stiamo facendo un corso intensivo proprio sull’uso dell’AI nella creatività. Lo stiamo facendo con occhi aperti, mente accesa e cuore critico. Perché sì, crediamo che l’intelligenza artificiale possa diventare uno strumento utile, ma non una bacchetta magica — e nemmeno un direttore creativo.

 

L’AI può generare. Ma può capire?

Un brand forte non nasce da una serie di prompt o da un algoritmo di sintesi. Nasce dall’ascolto. Dallo studio. Dalla relazione umana. Dal confronto, anche acceso, tra idee diverse. Nasce dall’empatia, dalla capacità di vedere il sogno del cliente ancora prima che sia definito. È un processo artigianale. E per quanto l’AI sia veloce, non sa ancora cosa vuol dire avere cura.

Noi ci definiamo pop, colorati, energici. Ma soprattutto empatici, sinceri e orientati al lavoro di squadra. È questo che ci permette di progettare brand identity uniche, che rispecchino gli obiettivi di ogni singolo cliente.

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Illustrazione creata da Adobe Firefly

Il branding non è un filtro. È un’identità.

Oggi l’intelligenza artificiale può aiutare ad accelerare alcune fasi: la raccolta di ispirazioni, la creazione di bozzetti, persino l’ottimizzazione di contenuti per il web. Ma non può sostituire la strategia, la visione e la sensibilità che stanno dietro a ogni progetto ben riuscito.

Un brand non è un logo carino. È una promessa. Un messaggio. Un posizionamento. È la voce con cui un’azienda parla, si fa riconoscere, si differenzia. E costruire questa voce richiede competenze trasversali, ricerca, metodo, ma anche intuito e tanto confronto.

Siamo (ancora) umani, per fortuna.

Supermad oggi fa parte di un hub più ampio, Smash Creative Space, insieme a Double Vision Film e Orange ID. Insieme siamo una realtà a 360°, sì, ma con un’anima forte e chiara: la nostra.

Vogliamo continuare a parlare a startup, PMI, aziende tech e realtà che cercano un’identità chiara, unica e coraggiosa. Realtà che sanno che l’immagine è tutto, ma solo se è vera. E per questo vogliamo usare l’AI con intelligenza, come strumento, non come sostituto.

L’intelligenza artificiale è veloce. Ma non ha visione. Noi sì.

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Illustrazione creata da Adobe Firefly

Ti è piaciuto l’articolo?

Lo so forse già lo immagini, ma io voglio dirtelo lo stesso. È stato scritto con Chat GPT.

Non è stato un lavoro immediato: ho preparato un prompt approfondito, ci ho messo il cuore e soprattutto tecnica (alla fine il corso che stiamo facendo mi è servito!).

Però io lo vedo. Lo sento e – se sei un lettore o una lettrice del nostro blog – spero te ne accorga anche tu: questo articolo non è stato scritto da Supermad.

Con questo non voglio dire che l’AI sia da evitare: la usiamo spesso per aiutarci nel nostro lavoro. Ma non è la stessa cosa e – spero – non lo sarà mai.

Cioè se ci pensi: che senso ha chiedere all’AI di scrivere un articolo che ci rassicuri sul fatto che non potrà mai sostituirci?

Poi, a tutti gli effetti, l’ha fatto. Ma che valore può avere? È come chiedere al tuo gatto di miagolare se è felice. Facile che miagolerà… ma questo vuol dire che sia felice?

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Illustrazione creata da Adobe Firefly

Il problema è un altro.

Il problema vero qui non è se l’AI ci sostituirà, se sarà migliore di noi, o quanto noi possiamo essere migliori di lei. Ammettiamolo, non c’è assolutamente partita. Ciò che non può fare oggi, lo farà fra qualche mese.

Non è facile da usare, non è gratis, e questi aspetti sono una fortuna per quelli che come noi fanno il nostro mestiere. Ed è anche vero che anche alle agenzie come la nostra potrà esserci d’aiuto e potrà offrirci la possibilità di offrire nuovi servizi.

Ma il punto non è questo. Il problema non è agli occhi di chi comprende (gli addetti ai lavori), ma agli occhi di chi guarda (i clienti).

Il problema è la percezione che sia accessibile e che possa essere avvicinabile da tutti. E questa non è solo una percezione, è un fatto.

E “chi guarda” la sta utilizzando (lo vediamo tutti i giorni – ce ne accorgiamo). E se ciò che potrà ottenere utilizzando questa tecnologia in autonomia, lo soddisferà, allora… Saremo presto sostituiti.

Ma se “chi guarda” riuscisse a comprendere la differenza, non dovremmo minimamente preoccuparci.

Supermad sono io, è Greta, è Paola, è Fabri. È questa, solo questa, la differenza. Una differenza abissale perché dietro a questi nomi ci sono esperienze, professionalità, storie, idee, valori. Un mix di qualità che fanno sì che mai niente o nessuno potrà sostituirci.

Per questo passiamo il nostro tempo a raccontarci, a raccontare ciò che facciamo e, soprattutto, come lo facciamo.

E continueremo a farlo.

Vinceremo? Perderemo? Chi lo sa. Non possiamo che sperare che “chi guarda” continuerà ad essere in grado di comprendere la profonda differenza.

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